lunedì 13 aprile 2020

Nuovo decreto dopo 20 aprile, le ipotesi in campo per la Fase 2



Sul tavolo nuove risorse, sblocco dei cantieri, nuovi aiuti ai Comuni e una roadmap per la riapertura graduale delle attività
 “Proroghiamo le misure restrittive fino al 3 maggio, una decisione difficile ma necessaria di cui mi assumo tutte le responsabilità politiche”, ha dichiarato il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, nell’annunciare il nuovo Dpcm che contiene anche le prime riaperture.
Ma in parallelo, il Governo starebbe lavorando a un nuovo decreto, che potrebbe arrivare dopo il 20 aprile, per preparare la cosiddetta “Fase due”.
Governo e task force al lavoro
Non è un caso che, nelle scorse ore, ha avuto luogo un primo incontro, rigorosamente in videoconferenza, tra Conte e la task force capitanata da Vittorio Colao, con l’obiettivo di individuare una prima roadmap per uscire gradualmente dal lockdown. Secondo quanto riferito dalle fonti di Palazzo Chigi ai media, il premier avrebbe chiesto alla squadra di esperti di individuare  “le modalità più efficaci e innovative per uscire gradualmente dal lockdown, favorendo la ripresa delle attività produttive, anche attraverso l’elaborazione di modelli organizzativi che consentano la riapertura di fabbriche e aziende nelle condizioni di massima sicurezza per i lavoratori”.
Il nuovo decreto, secondo la ricostruzione del Sole24Ore, dovrebbe mettere in campo risorse “molto più consistenti” dei 25 miliardi inizialmente stanziati, e dovrebbe contenere nuove regole per permettere alle fabbriche di ricominciare a produrre e alle attività commerciali ancora chiuse di riaprire.
I “due fronti” del nuovo decreto
Si parla in particolare di due fronti: da un lato, un rilancio degli investimenti pubblici, che dovrebbe passare attraverso lo sblocco dei cantieri; dall’altro, un nuovo pacchetto in aiuto dei Comuni e per il pagamento degli affitti, per cui ad oggi non è stata messa in campo alcuna norma di legge che riconosca un diritto per gli inquilini o un obbligo per i proprietari di alleggerire l’ammontare del canone.
Gli ultimi a riaprire saranno, con ogni probabilità, bar e ristoranti, dove mantenere le distanze di sicurezza è più complicato. Stessa sorte, per il medesimo motivo, per estetisti e parrucchieri.
L’allarme di Confesercenti
Sul Governo, intanto, si intensifica il pressing delle associazioni di categoria, impegnate in queste ore a stimare il danno economico provocato dal lockdown. Secondo Confesercenti, in particolare, “l’estensione dello stop fino al 3 maggio, con la conseguente perdita della Pasqua e dei Ponti di primavera, peggiora ulteriormente le prospettive economiche: a fine aprile, la spesa delle famiglie raggiungerà il punto di massima contrazione, con una flessione su base mensile fino a 30 miliardi (-30% circa). Nei primi quattro mesi dell’anno, la perdita cumulata raggiungerebbe i 45 miliardi”.
L’associazione, che rappresenta 350mila imprese italiane, ritiene che “una ripresa lenta, che nei mesi estivi non veda ancora a pieno regime la struttura commerciale”, prolungherebbe per tutto il 2020 “la flessione dei consumi, che a fine anno sarebbe pari al -6% (-60 miliardi circa) rispetto al 2019″. Ma con l’adozione dei necessari protocolli di sicurezza, sostiene, questa perdita potrebbe essere fortemente attenuata.
Per Confesercenti, dunque, il Governo dovrebbe perlomeno riportare alla normalità tutta la struttura commerciale entro la fine di maggio: in questo modo, “sarebbe possibile ridurre la flessione dei consumi a fine anno al -3,5%. Sempre una forte contrazione, ma almeno sarebbero poste le premesse per un pieno recupero nel 2021″.
Riorganizzazione del trasporto pubblico
Altro capitolo sul tavolo è quello dei trasporti pubblici. Secondo la ministra Paola De Micheli, dal 3 maggio bisognerà studiare “nuove modalità“  e orari d’uso dei mezzi pubblici, e mettere in campo “una riorganizzazione del lavoro e della vita, che per esempio in termini di orario non obblighi tutti ad andare e venire dal lavoro nello stesso orario, modificando intensità e frequenze dei passaggi dei mezzi negli orari dove questi sono più necessari”.
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