Il proprietario nega ad un ristoratore sconto sull'affitto:
il Tribunale lo riduce del 40%. Un precedente importante che proroga lo sconto
fino a marzo 2021.
Se n’era già parlato all’inizio del mese, quando un
pronunciamento della Corte di Cassazione aveva dato il via
libera alla rinegoziazione dei contratti, sul principio della reciproca
buona fede, in seguito all’emergenza Covid ed alle misure introdotte durante
gli ultimi mesi. Ora si va decisamente oltre, con la sentenza di un
Tribunale che riconosce un diritto al quasi dimezzamento del canone d’affitto.
Negozi e attività commerciali possono ottenere uno sconto per l’affitto, se i
loro incassi sono crollati per il Covid.
La sentenza
Il principio, con una sentenza che rischia di essere un
importante precedente e che farà discutere, è al centro di un’ordinanza del
Tribunale di Roma con la quale il 27 agosto si dà ragione a un ristoratore. Il
quale, con un ricorso d’urgenza, aveva chiesto sia di ridurre il canone di
locazione per i mesi del lockdown sia, soprattutto, che il suo proprietario non
facesse scattare la fideiussione versata proprio come forma di
garanzia in caso di morosità.
Il locale ha ottenuto una riduzione del 40 per cento per i
mesi di aprile e maggio 2020 e del 20 per cento per i mesi da giugno scorso a
marzo del prossimo anno. Una cifra importante, calcolando che all’anno il
ristoratore era tenuto a pagare 96mila euro di affitto (8mila euro al mese).
Lemotivazioni
Il ristoratore romano aveva provato a trovare un accordo con
la società proprietaria delle mura del suo locale, ma non riuscendoci si è
rivolto ai giudici. E la VI sezione civile di viale Giulio Cesare ha stabilito,
proprio in virtù dell’attuale stravolgimento economico causato dal coronavirus,
un decremento temporaneo del canone di affitto.
Nell’ordinanza del Tribunale, firmata dal giudice Maria
Pasqualina Grauso, oltre allo sconto temporaneo sull’affitto è disposta
anche “la sospensione della garanzia fideiussoria fino a un’esposizione
debitoria di 30 mila euro”. La motivazione è legata al fatto che “il ricorso
sembra essere fondato sotto il profilo del “periculum in mora” (pericolo nel
ritardo, ndr), posto che le perdite derivanti dall’escussione della fideiussione
e il pagamento dei canoni in misura integrale sono idonei ad aggravare
considerevolmente la situazione di crisi finanziaria della resistente,
portandola alla cessazione”.
A dispetto di altri pronunciamenti di senso contrario, la
giudice Grauso considera i provvedimenti del governo, come lo sconto sugli
affitti del 30 per cento, “non sufficienti” a ristornare gli operatori per i
danni da Covid. Spiega Luciano Sbraga, direttore Fipe
Confcommercio, al Messaggero: “I fatturati delle aziende sono stati
azzerati dal lockdown, oggi sono sotto del 40%. La sentenza del Tribunale di
Roma, nell’ ambito di un provvedimento cautelare, ha stabilito che la richiesta
di un ristoratore romano di vedere abbassato l’ affitto per il proprio locale è
legittima, proprio in virtù dell’ evidente stravolgimento del contesto
economico”.
Conseguenze
Come detto, potrebbe trattarsi di un precedente giuridico importante.
ma l’ordinanza, per quanto esecutiva, è un atto cautelare, che non risolve la
questione, probabile oggetto di ulteriore dibattimento. Il giudice Grauso si è
ben guardato dal sentenziare che uno sconto dell’affitto sia automatico dopo lo
scoppio del Covid. Invece può essere ottenuto quando l’operatore – proprio per
la crisi dei consumi generata dalla pandemia – non può sfruttare appieno i
locali affittati proprio per offrire i servizi alla clientela. In poche parole,
quando ci sono condizioni esterne che impediscono di fare il proprio lavoro.
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