Ecco come la tragedia del
Coronavirus ci sta inducendo a riflettere sui nostri errori, cambiare la
visione del mondo e modificare i nostri comportamenti su banche, neoliberismo,
globalizzazione, prevenzione e rapporti con la Cina.
Come nella vita delle
persone, anche in quella del Paese tragici eventi hanno la capacita’ di fare
riflettere sui nostri errori, cambiare la visione del mondo e modificare i nostri
comportamenti.
– Il ruolo delle
Banche centrali. L’economia in Italia, come nel resto
del mondo e’ ferma, in un coma indotto, alimentata da soldi pubblici e risparmi
privati. In occasioni simili, come dopo le due guerre mondiali, le banche
centrali stamparono moneta per evitare che un problema di liquidita’ diventasse
uno di insolvenza. E’ quello che sta facendo la Federal Bank americana che
immette liquidita’ per 6000 miliardi di dollari acquistando titoli di debito
pubblico e privato. E’ inevitabile che anche la Banca Centrale Europea dovra’
seguire la stessa strada. Con l’acquisto di Buoni del Tesoro potra’ finanziare
i costi della crisi. Allo stesso tempo le banche potrebbero collettivizzare i
debiti delle piccole imprese ed artigiani, creando dei Titoli Derivati da
vendere alle banche centrali. In questo modo lo Stato si finanzia senza pagare
lo spread e le banche si ossigenano, scambiando crediti con contante. In cambio
del suo intervento, le condizioni poste all’Italia dalla BCE potrebbero essere
di avere Draghi come capo del governo ed una nuova governance. (Per cominciare
uno stop alle nomine di partito per enti economici ed imprese di Stato)
– La fine del neo-liberismo
e globalizzazione. Ancora una volta, come dopo la crisi
finanziaria di 10 anni fa, si e’ dimostrato quanto sia fallace lo slogan
neo-liberista “Meno Stato, Piu’ Mercato”. Quando accadono catastrofi, in Italia
succede spesso, ci si accorge quanto siano essenziali i servizi pubblici.
Questa crisi ha anche evidenziato i limiti della globalizzazione economica. Per
essere piu’ competitivi, o meglio per avere piu’ profitti, le imprese hanno
delocalizzato le produzioni in aree con costi minori. Il risultato e’ che la
fabbricazione di tutta una serie di prodotti si e’ concentrata in pochi Paesi.
Con l’emergenza pandemica c’e’ stata una lotta selvaggia per accaparrarsi
articoli sanitari prodotti solo in Cina o Turchia. Si e’ scoperto quanto sia
rischioso fare affidamento su una filiera produttiva globale e non locale.
-La prevenzione. E’
stato detto che siamo in guerra contro un nemico invisibile, il corona virus.
Per combattere una guerra tradizionale abbiamo le nostre Forze Armate che
manteniamo pronte all’impiego con regolari e costose esercitazioni militari.
Forse per il futuro sarebbe il caso di organizzare dei piani di emergenza per
ogni tipo di catastrofe e verificarne l’efficienza con periodiche
esercitazioni.
– Rapporti con la Cina. Senza
entrare nel merito di come e dove e’ nato e si è sviluppato il corona virus, e’
chiaro che, nel cercare di controllare questa epidemia, la Cina ha avuto un
comportamento poco trasparente e quindi irresponsabile nei confronti del resto
del mondo. La Cina e’ un partner economico e commerciale importante, ma non si
deve dimenticare che non e’ una democrazia ed in contraddizione con la sua
ideologia comunista, e’ sempre piu’ nazionalista. E’ comprensibile, ma non
giustificabile, che la Cina, per 4000 anni una civilta’ e potenza mondiale,
voglia riscattare gli ultimi 200 anni di umiliazioni subite dall’Occidente e
dal Giappone e riprendere il suo ruolo. In questo periodo le televisioni cinesi
mostrano immagini impietose sul caos in Europa creato dalla pandemia in
contrasto con la presunta efficienza cinese propagandata dal governo. Pare che
un sondaggio da noi, sui Paesi piu’ solidali con l’Italia in questa crisi,
abbia collocato di gran lunga la Cina e la Russia al top mentre in fondo sono
l’America e L’Europa. Siamo proprio incorreggibilmente volubili.
S. Oesse
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