Il documento dei sette
sindaci e le tre domande a Regione Lombardia sulla gestione dell’emergenza
coronavirus. Il sindaco Beppe Sala torna, nel suo videomessaggio quotidiano
alla città, sui temi già sollevati ieri insieme ad altri sei «colleghi» di
Comuni capoluogo amministrati dal centrosinistra. Sala assicura di non voler
«rischiare di essere polemico» e quindi di voler «calibrare bene le parole».
Eccole allora le questioni poste a Regione Lombardia.
La prima è quella delle
mascherine. «Oggi i Comuni ne ricevono pochissime, Milano è andata cercarsele
fino in Cina. Chi le deve fornire? La Regione? Il governo? La Regione tramite
il governo? Spero che fra non molto potremo uscire di casa e a quel punto le
mascherine saranno dannatamente importanti e dovranno essere un diritto per
tutti».
Secondo punto, i tamponi:
«Noi vediamo una differenza tra Lombardia ed Emilia- Romagna e Veneto. In
particolare il Veneto dichiara di voler fare moltissimi tamponi, uno strumento
che ha due livelli di utilità. Il primo è ovviamente quello di verificare se
una persona è positiva, il secondo è di natura statistica. I numeri dei contagi
vanno parametrati sulla quantità di test effettuati. A chi sono stati fatti? In
che aree della Lombardia?». «E poi va bene tutto, ma ribadiamo che il personale
medico e chi sta nelle Rsa deve essere sottoposto a tampone», dice il sindaco.
Terzo e ultimo appunto alla
Regione, «il tema che più mi sta a cuore»: «I test sugli anticorpi che
permettono di definire se una persona è stata colpita dal virus e quindi se è
immune. Oggi sono già fatti in Veneto e Emilia, in Lombardia no. Perché? Verranno
fatti?». Infine, la sottolineatura dell’intento «non polemico» della presa di
posizione dei sette amministratori. «Noi rivolgiamo queste domande alla Regione
perché i nostri cittadini le rivolgono a noi. E quindi non è polemica, ma è per
il bene comune», conclude Sala.
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