Ormai i Talk Show sono
geneticamente mutati e sono Talk Fiction. Non raccontano più la realtà ma la
finzione. Molta gente abbocca e i politici si adeguano. E l’Italia continua a
fare scelte sulla base di situazioni completamente irreali
Volete divertirvi alle
spalle dei divi dell’informazione televisiva. Avere materiale a sufficienza per
“distruggere” i volti noti che vi stanno sugli zebedei. Sì, quelli che non
rendono mai giustizia alla vostra parte politica a causa della loro faziosità,
e poco importa se anche chi la pensa all’opposto di voi ha la stessa
sensazione. Avete una occasione irripetibile. Riguardatevi in internet le
registrazioni dei talk show di maggiore ascolto fino al 27 febbraio. Troverete
accuse roventi a tutta la classe politica per l’inerzia nei confronti del
coronavirus: ministri, sottosegretari, presidenti di Regione, tutti incapaci a
fronteggiare il disastro che si annunciava imminente. Poi, sempre in internet,
guardatevi i programmi successivi al 27 febbraio. Miracolo: ministri,
sottosegretari, presidenti di regione non erano colpevoli di inerzia. Al
contrario avevano esagerato in presenzialismo, in misure che sarebbe stato
meglio non adottare perché avevano generato paura in Italia e, soprattutto,
fuori d’Italia. Altro che inerti: vanési che pur di stare in tv a farsi belli,
stavano affossando il Paese.
Sono i disastri del genere
televisivo prevalente che dilaga in Italia, ipnotizza e produce, attraverso il
voto (teniamolo sempre a mente), un continuo ricambio verso il peggio della
nostra classe politica. Un tempo la televisione, il vero pifferaio dell’era
moderna, era più semplice ed equilibrata. I programmi appartenevano
sostanzialmente a quattro generi, facilmente distinguibili: fiction,
intrattenimento, informazione ed educazione. Macrogeneri, li possiamo chiamare,
perché poi ne hanno generati molti altri: reality, sitcom, tv movies, varietà,
quiz, talk show, etc. Ce n’era per tutti i gusti, al di quà e al di là della linea
di demarcazione, netta, che divideva la rappresentazione della realtà dal parto
della fantasia.
Il problema è nato quando il
genere talk show, che consiste nel raccontare la realtà con le parole in
maniera spettacolarizzata, e anche discuterne mettendo a confronto opinioni
diverse, si è progressivamente trasformato in un genere diverso. Ha scavalcato
la linea di confine tra realtà e fantasia ed ha dato vita a quella che possiamo
definire la “Talk Fiction”.
Cominciò nello sciagurato
biennio 1992-94 e non si è più interrotto, nutrendosi di tutti gli eccessi e le
volgarità in grado di guadagnare ascolti e, soprattutto, orientare il consenso
verso movimenti e personaggi proposti al vasto pubblico come protagonisti di
rigenerazione del sistema e, soprattutto di una classe politica che le stesse
Talk Fiction si preoccupavano, una dopo l’altra, di sputtanare. E’ così che
cadde la classe politica che aveva governato l’Italia dalla Liberazione fino al
1992. E, sempre sotto i colpi di maglio delle Talk Fiction diffuse a piene mani
da RAI, Mediaset e La 7, anche gli imprenditori sono stati assimilati a
“prenditori” e sono state varate legge che li penalizzano nel presupposto che
siano imbroglioni e ladri, e li intralciano con adempimenti costosissimi e
ostacoli studiati accuratamente per complicare la gestione delle imprese. E,
ancora, grazie alle Talk Fiction gli Italiani si sono convinti che la nostra
penisola è perennemente in pericolo di invasione da flotte provenienti
dall’Africa, che in Italia i delinquenti la fanno franca, per cui è necessario
abolire tutte le garanzie che sono proprie dei paesi civili e che bene sarebbe
dare vita ad uno stato di polizia. Nelle Talk Fiction gli applausi in scatola,
cioè preordinati, sono tutti per gli ospiti che sostengono queste bestialità.
E, purtroppo, da ormai quasi trent’anni, la classe politica dimostra di non
avere le palle per resistere a queste ignobili campagne e si piega nella
speranza di ritardare il proprio tramonto.
La via di uscita da questo
tunnel è difficile, ma non impossibile. Ci sono segni di stanchezza, come
dimostrano gli ascolti in calo. Noi, ovviamente, siamo contrari a qualsiasi
forma di inutile censura. Il compito è della politica e della cosiddetta
società civile, che non è affatto migliore della classe politica, essendo noto
che sono l’una lo specchio dell’altra. Si rendano conto che quelle dei Talk
Show, o Talk Fiction, sono chiacchiere al vento. La vita reale è altrove. Ci
riprendano contatto.
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