Lo “Stato di emergenza”
porta alla compressione di diritti costituzionali e il “corona- virus” farà
saltare tutti gli equilibri di bilancio faticosamente costruiti all’interno del
c.d. “Fiscal compact”
ROBERTO RIGHI | 1
MARZO 2020
L’improvvisa esplosione del
corona – virus ha posto la Repubblica Italiana in una situazione di tale
gravità ed emergenza che non si era mai verificata in tutta la storia
repubblicana ed ancora non ne sono prevedibili le evoluzioni.
La immediata riflessione da
compiere è che in conseguenza di ciò è tornato al centro dell’azione dei
pubblici poteri ed anche della relativa produzione normativa lo stato di
necessità. Esso ha assunto una “forma” fattuale, quale fonte del diritto
persino prevalente sulle garanzie costituzionali. Si è così avuta una conferma
sul piano pratico dell’antica teoria dovuta a Santi Romano. Secondo essa la necessità
è definita quale fatto di produzione normativa, avente efficacia assoluta,
sopra ogni altro fatto od atto normativo.
Continua l’illustre autore
con parole che potrebbero descrivere la situazione di questi giorni. Definendo
la necessità come una forza <>, quando siano riusciti inutili e vani i mezzi contemplati in
norme. Allora fra i rimedi straordinari, per l’efficacia definita propria della
stessa fonte suprema, sarebbero legittimate anche deroghe al diritto vigente,
con effetti temporanei durante lo stato di pericolo e senza innovazioni
definitive.
Ma non potrebbe essere
diversamente. “Salus rei publicae lex suprema esto” e la normazione di questi
giorni lo conferma.
Il decreto legge 23 febbraio
2020 n. 6 che convalida le ordinanze 21 febbraio 2020 e 22 febbraio 2020 ed il
conseguente decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 23 febbraio
2020 recano misure che, pur facendo riferimento allo strumentario post –
costituzionale delle ordinanze contingibili ed urgenti, inevitabilmente
impattano con effetti di evidente compressione sui diritti garantiti dagli
artt. 13, 14, 16, 17, 19 e 20 della Costituzione.
E lo stesso art. 32 della
Costituzione circa la possibilità di trattamenti sanitari obbligatori non aveva
mai avuto un’applicazione così radicale e pervasiva, ma allo stesso tempo
costituzionalmente obbligata, così da giustificare la limitazione dei diritti
fondamentali che ne sono coinvolti.
Ma in realtà la vera fonte
del potere esercitato per la prima volta nell’esperienza costituzionale è
un’altra. È lo stato di necessità che ha imposto misure di “contenimento” così
estreme, perché la collettività nazionale esca dalla situazione di più grave
pericolo nella quale si è trovata a far data dal secondo conflitto mondiale.
La riflessione sul piano
costituzionale non può andare oltre, perché questo deve essere il momento
dell’unità e non della divisione.
È stato e sarà inevitabile
da parte del Governo un uso più intenso e probabilmente senza le garanzie procedimentali
di natura costituzionale del principio di sussidiarietà verticale, di cui sono
testimonianza le tensioni Stato- Regioni di questi giorni. Ciò tenuto conto che
le materie di intervento si intersecano tra quelle esclusive statali
espressione della sovranità e quella concorrente regionale della tutela della
salute.
Ma è necessario valutare
soprattutto le conseguenze economiche dello stato d’emergenza. Esse al momento
si possono appena anticipare, ma nulla sarà come prima.
Se la recessione dell’economia
italiana era già prevista come effetto a medio termine dei governi giallo-
verde e giallo- rosso, essa interverrà a breve nell’arco di poche settimane,
all’interno di un già anticipato ciclo recessivo di tutta l’economia europea.
Entrerà in crisi l’attuale
modello europeo, fondato sulle esportazioni piuttosto che sul sostegno dei
consumi interni. Se ne vedono già i primi segni.
Il paziente più infetto, che
è l’economia italiana, non potrà uscirne con l’attuale coalizione di
maggioranza e con i suoi programmi.
Dovrà esserci a breve
termine un governo di salvezza nazionale, auspicabilmente col sostegno di tutte
le forze politiche presenti in Parlamento, presieduto dall’unica personalità
italiana il cui prestigio e la cui credibilità sono riconosciute a livello
internazionale. E cioè il governatore uscente della BCE, se sarà disponibile.
Il “corona- virus” farà
saltare tutti gli equilibri di bilancio faticosamente costruiti all’interno del
c.d. “Fiscal compact” con la Commissione Europea e sarà inevitabile poter
utilizzare almeno il limite del 3 % tra disavanzo e PIL previsto dagli artt.
121, 122 e 126 del TFUE, in presenza di una situazione eccezionale e temporanea
che queste stesse disposizioni dei Trattati Europei contemplano.
Si renderà infatti necessario
un colossale intervento pubblico nell’economia, sia attraverso un programma di
opere pubbliche per la nuova infrastrutturazione dell’intero territorio
nazionale sia, nell’immediato, attraverso detassazioni e sostegno di tutte le
attività economiche coinvolte.
Altrimenti verrà meno la
stessa unità nazionale. E soltanto la credibilità di chi agirà per la salvezza
della Repubblica Italiana potrà consentire il raggiungimento degli obiettivi.
Questo è il tema di cui ci
dovremo occupare nelle prossime settimane, nei prossimi mesi. Perchè questa è
la situazione che abbiamo davanti ai nostri occhi.
Roberto Righi
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